SANITA’, IL PESO DEL DECRETO BALDUZZI

E’ rimbalzato in queste ore, con la protesta dei sindaci in Basso Molise la questione del cosiddetto Decreto Balduzzi che dal 2015 ha spezzato le reni alla sanità molisana. Anche per responsabilità politiche dell’allora presidente della Giunta regionale, Paolo Frattura, che non presentandosi alla conferenza Stato-Regioni del 5 agosto 2015 nel corso della quale passò il decreto Balduzzi che prevedeva il taglio degli ospedali di secondo livello in quelle aree con meno di 600mila abitanti. Per l’appunto il Molise. Non essersi opposto in quella sede è stato deleterio per il Molise. Oggi, quella scelta pesa come un macigno perché il Molise è l’unica regione italiana in cui manca un ospedale di secondo livello che assicura anche le funzioni di più alta qualificazione legate all’emergenza, tra cui la cardiochirurgia, la neurochirurgia, la terapia intensiva neonatale, la chirurgia vascolare e la chirurgia toracica. E, poi, nel 2017 l’allora Presidente del consiglio dei Ministri, Paolo Gentiloni, fece inserire in un decreto legge un articolo specifico per l’approvazione in Parlamento del Piano Operativo Sanitario Regionale Molise, 2016-2018 ed impedendo, così, ogni possibile accoglimento di emendamenti migliorativi a tutela della sanità pubblica e tagliando, di fatto, la possibilità di una deroga al Decreto Balduzzi per preservare un DEA di II° livello all’Ospedale Cardarelli di Campobasso e un ospedale di I° livello a Isernia e Termoli, nonchè un Ospedale di area disagiata ad Agnone. Quelle scelte dell’allora presidente Frattura e avallate dall’allora segreteria del Partito democratico a guida Fanelli, con la sola protesta dei parlamentari Ruta e Leva, pesano ancora come un macigno sul sistema sanitario molisano.