PROTEZIONE CIVILE, LA REGIONE RICORRE CONTRO I LAVORATORI PRECARI

Il Tar Molise a giugno, ritiene illegittimo l’operato della Regione Molise ed annulla il concorso pubblico bandito dalla stessa per l’assunzione di 14 unità di personale con contratto di lavoro subordinato, a tempo indeterminato e pieno, per le attività del Centro funzionale di Protezione civile. I giudici amministrativi bacchettano l’operato della Regione e chiedono la stabilizzazione dei precari che da anni sono al lavoro nella struttura. Oggi, cosa fa la Regione? Ricorre al Consiglio di Stato. Un assurdo riguardo quanti precari da anni hanno lavorato e continuano a lavorare nel servizio di protezione civile acquisendo titoli e professionalità. Ma nella confusione generale che regna in Regione, si fa ricorso al Consiglio di stato. Un atto istituzionalmente non corretto rispetto quanti sono al lavoro e che innescherà ulteriori frizioni all’interno di una già debilitata macchina amministrativa e politica. Dove, non si è stati capaci di portare avanti i bandi di concorso interni, perché sbagliati, perché nessuno ha inteso raccogliere i suggerimenti correttivi e che, oggi, si rivolge contro lavoratori precari che per il Tar andavano stabilizzati. Un assurdo

Era il 1 giugno 2020 quando il Tribunale Amministrativo Regionale per il Molise accoglieva il ricorso di 10 dipendenti del Centro funzionale di Protezione Civile della Regione Molise i quali da anni lavorano in condizione di precarietà presso tale Servizio, che si erano opposti alla decisione della Regione che aveva deciso di mettere a bando i relativi posti tramite i concorsi. I dipendenti precari -che in alcuni casi operano al servizio della Regione addirittura da dieci anni e con contratti a termine sempre prorogati- avevano così impugnato i Bandi, gli Avvisi pubblici e gli atti amministrativi presupposti mediante i quali la Regione ha indetto il concorso pubblico aperto a tutti e senza prevedere riserve in favore di coloro che da anni e anni, in condizioni di precariato, attendono una stabilizzazione ormai sacrosanta. Ma il Tar

Il TAR, accogliendo e condividendo in toto la linea dei legali campobassani, ha statuito (prima ancora che il concorso potesse vedere lo svolgimento della prima prova), che i provvedimenti impugnati (relativi agli avvisi pubblici indetti dalla Regione e relativi al concorso) “non resistono alle censure di difetto di motivazione e difetto di istruttoria perché le argomentazioni addotte dall’Amministrazione per escludere il ricorso alla stabilizzazione dei ricorrenti sono in realtà insussistenti”. Il Tribunale ha sottolineato che l’Amministrazione ha ritenuto ostativi al ricorso alla procedura di stabilizzazione elementi che invece in alcun modo potevano venire in rilievo a tal fine.

E difatti è difficile immaginare che un’Amministrazione attenta alla tutela e alle posizioni dei propri dipendenti -i quali da anni prestano la propria opera per garantire al meglio il funzionamento del Centro operativo e della Sala operativa in un settore così importante come quello di Protezione civile- possa ritenere di evitare la stabilizzazione di personale precario, spesso con famiglie a carico, prima di procedere all’indizione di nuovi concorsi.