Editoria, la fretta dubbia del consigliere Aida Romagnuolo

Perché il consigliere regionale, Aida Romagnuolo, ha inteso chiedere l’iscrizione in Consiglio della proposta di legge dell’interpretazione autentica di un articolo della legge sull’editoria? Ha cercato di farlo, poi, quando non si poteva essendo la seduta odierna dedicata a questioni di bilancio. Ma si può parlare di interpretazione autentica di una legge quando è già intervenuto il Consiglio di Stato? Un assurdo. Ma in Consiglio regionale del Molise si può. Il fatto è legato alla interpretazione autentica dell’articolo 5 della legge regionale dell’editoria. Questo, infatti, recita che nessun organo di informazione può ricevere il contributo regionale qualora beneficia di quello nazionale che supera i 40mila euro. Orbene, il Consiglio di Stato ha ritenuto che la locuzione deve essere intesa nel senso di “per l’annualità precedente”: lo impone l’interpretazione sistematica del comma 3 dell’art. 5 in combinato disposto con l’art. 6 della medesima legge regionale che riferisce il contributo alle spese sostenute dall’impresa (per spese generali e per il personale dipendente con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato) “nell’anno solare antecedente a quello di richiesta del beneficio, così come risultanti dal bilancio di esercizio e dalle dichiarazioni sottoscritte dai richiedenti”. Più chiaro di così? Il legislatore regionale non dovrebbe seguire quanto dettato in sentenza? Ma non si potrebbe configurare il danno erariale? Perché, allora, la sollecitazione del consigliere Aida Romagnuolo? Eppure, ne è a conoscenza avendo avuto l’atto di significazione.