Boccardo (Uil Molise) sullo stato della sanità molisana

Il leader della Uil Molise, Tecla Boccardo, è intervenuta ed ha posto l’attenzione sullo stato in cui versa il sistema sanitario molisano, anche in relazione all’emergenza epidemiologica dovuta al Covid-19. “Meno male che da noi il virus non ha colpito duro: sarebbe stata una tragedia. Un sistema sanitario impreparato a far fronte all’epidemia, che non avrebbe assolutamente retto se solo pensiamo alla medicina sul territorio quasi assente, alle carenze di mezzi e uomini del 118, alle strutture ospedaliere chiuse da anni e, contemporaneamente, ad un concetto ospedalocentrico senza integrazioni con il territorio. D’altra parte, è quello che ci meritiamo dopo anni di tagli selvaggi, con diminuzione dei posti letto, con un eccesso di precariato fra le fila degli addetti, con una politica del personale tutta concentrata a spremere all’eccesso il personale senza un percorso convincente di aggiornamento professionale e di valorizzazione dell’impegno e dell’abnegazione dei molti. Poi ci aggiungiamo il nostro regionalismo esasperato, l’incapacità di progettare l’integrazione e l’interconnessione del sistema ospedaliero con quello della medicina territoriale, la paura di tenere efficacemente assieme il servizio sanitario pubblico con il privato accreditato,il campanilismo invece che la programmazione globale, un eccesso di propaganda e di personalizzazione delle scelte da parte del Napoleone di turno. Insomma, invece che le politiche per la salute, la mano della politica sulla sanità molisana, con i suoi tornaconto e la consueta attenzione alla ricerca del facile consenso. Serve, probabilmente, uno shock (ed il Coronavirus avrebbe potuto esserlo, pur se in negativo), servono leader politici, istituzionali e professionali che investano risorse, guardando alle nuove tecnologie che rendono migliore l’assistenza e la cura domiciliare, moltiplicando le visite e le cure domiciliari per raggiungere strati di popolazione e gruppi sociali altrimenti a rischio di esclusione. Per decongestionare gli ospedali e i pronto soccorso, oltre che un filtro efficace per il controllo della diagnostica, vanno portati i servizi in periferia, persino a casa dei pazienti. Occorre ripensare anche la governance sanitaria territoriale per tenere insieme, orientare, valutare e supportare la rete dei medici. Modificare radicalmente le modalità di lavoro di un vasto numero di professionisti è un’operazione che richiede chiarezza di visione, grande determinazione e un orizzonte temporale adeguato. Ma perché una diversa strategia possa avere successo si deve pensare ad un rafforzamento che parte dal basso: noi della UIL auspichiamo che i comuni, il mondo del privato sociale, il terzo settore, i soggetti privati (dal welfare aziendale alle strutture sanitarie e sociosanitarie) si impegnino per intrecciare i loro valori e dare forma alle loro aspirazioni. Mettano a disposizione, questi protagonisti del sociale diffuso, esperienze e capacità, concorrano alla definizione del disegno complessivo per poi impegnarsi, ognuno per la propria parte, alla realizzazione”.

Enrico Fazio