ELEZIONI GIUNTA ASSOCIAZIONE MAGISTRATI

In vista delle Elezioni della Giunta Esecutiva Sezionale della A.N.M. del Molise, che si terranno il 17-18-19 ottobre p.v., abbiamo intervistato il dott. Giovanni Fiorilli nella veste di componente della Segreteria Distrettuale del Gruppo “UNICOST” (“Unità per la Costituzione”).

Di seguito le risposte alle domande del nostro inviato.

  1. La prima domanda è d’obbligo: dopo i gravi fatti del maggio 2019, ha ancora senso parlare di “correnti” all’interno di ANM?

Preferisco parlare di ‘Gruppi’ e non di ‘correnti’; quest’ultimo termine può avere un significato negativo nell’opinione pubblica. Certamente sì, ha senso parlare anche oggi di ‘Gruppi’, ma a patto che essi abbiano un ruolo nuovo per l’intero associazionismo giudiziario. La dimostrazione di ciò è il contenuto delle Linee Programmatiche sulla giustizia per l’anno 2021 presentate della Ministra Cartabia; in dette Linee Programmatiche, a proposito della riforma del sistema elettorale del C.S.M., si afferma che l’obiettivo principale è quello “di ridurre il peso delle correnti nella scelta dei candidati e nella determinazione dei componenti” in detto organo di rilevanza costituzionale quale è il C.S.M., ma subito dopo si precisa che si deve rifuggire “dalla semplificazione che confonde il valore del pluralismo con le degenerazioni del correntismo. Ed è in questa luce che occorrerà valutare i possibili interventi”. Certamente la Ministra Cartabia condivide il valore irrinunciabile e arricchente del pluralismo delle idee e, di conseguenza, la formazione di Gruppi all’interno della magistratura, ma stigmatizza il cd. ‘correntismo’ ovvero l’occupazione di spazi di potere e la spartizione di cariche negli Uffici giudiziari da parte degli stessi Gruppi, i quali così perdono l’originaria funzione di essere motori propulsori sul piano strettamente culturale ed etico -secondo le rispettive sensibilità e ispirazioni valoriali esistenti nella magistratura- nell’approccio alle questioni riguardanti l’esercizio della giurisdizione. Occorre, cioè, che ogni Gruppo associato sia luogo di aggregazione e di elaborazione culturale per magistrati accomunati da una stessa concezione di giurisdizione; in questo modo si possono evitare i danni prodotti dal “correntismo” e, nel contempo, si può garantire il pluralismo delle idee su cui si fonda la nostra democrazia.

  1. Quindi Lei è contrario alla soppressione dei Gruppi? E cosa risponde a coloro che attribuiscono ai Gruppi un ‘ruolo clientelare’, che è all’origine dei noti “fatti dell’Hotel Champagne”?

Si, io sono contrario alla soppressione dei Gruppi, perché questa produrrebbe nella magistratura italiana una piatta ed asfittica omologazione culturale, come quella che storicamente -mutatis mutandis- si verificò durante il regime fascista, allorquando si sciolse l’Associazione Generale Magistrati Italiani (A.G.M.I.) e, conseguentemente, restarono senza voce le diverse sensibilità culturali all’epoca esistenti fra i magistrati; sarebbe, cioè, la morte del pluralismo ideologico, ed i magistrati verrebbero inghiottiti in un massificante qualunquismo ed in un piatto burocratismo, i quali sono fenomeni di per sé incapaci di stimolare approfonditi dibattiti culturali sulle tematiche della giurisdizione. Anche il Consiglio Consultivo dei Giudici Europei (C.C.J.E.) nell’ultimo parere, reso il 27 novembre 2020, ha positivamente valutato e, anzi, incoraggiato la formazione di 2 Gruppi nell’ambito dell’associazionismo giudiziario, secondo le plurali sensibilità culturali esistenti fra i magistrati. D’altro canto, gli stessi Gruppi della magistratura associata devono comprendere che in questo momento storico è offerta loro un’ultima occasione di rifondazione e cambiamento nel perseguimento del suddetto obiettivo, attuando in modo trasparente la libertà di associazione prevista dall’art. 18 della Costituzione, che è il vero presidio del pluralismo culturale anche all’interno della magistratura.

  1. Che cosa dovrebbero fare i Gruppi per raggiungere l’obiettivo di cui Lei parla?

E’ necessario che i Gruppi compiano sia un profondo ed autentico esame di coscienza, sia un serio processo di rifondazione. Il Gruppo ‘Unità per la Costituzione’ (UNICOST), al quale appartengo, ha realizzato un vero percorso di rifondazione durato oltre 18 mesi dall’autunno del 2019 all’estate del 2021; tale rifondazione è stata caratterizzata da un reale, articolato e serrato dibattito interno, che è sfociato sia nella revisione dello Statuto e del relativo Preambolo secondo i binari della più ampia democrazia e partecipazione interne, sia nel rinnovo dei responsabili nazionali e distrettuali, come è avvenuto anche in Molise. Ad esempio, nel nuovo Statuto di ‘Unità per la Costituzione’ si prevede espressamente: “Costituisce causa di esclusione dal Gruppo, ogni condotta volta ad incidere impropriamente sulle decisioni del Consiglio Superiore della Magistratura, in tema di conferimento di incarichi direttivi e semidirettivi, conferma degli stessi, ed in ogni altra pratica concernente lo status giuridico e amministrativo dei magistrati”. Ecco cosa occorre: “tagliare le unghie al ‘correntismo” e, cioè, ai Gruppi quali centri di potere, protesi ad occupare ‘spazi di potere’ mediante indebite interferenze sul C.S.M. ,in materia soprattutto di nomina dei capi degli uffici giudiziari.

  1. Il 17, 18 e 19 ottobre 2021 i magistrati del Molise andranno alle urne per rinnovare la Giunta Esecutiva Sezionale della A.N.M.: cosa si sente di evidenziare al riguardo?

Guardi, il Gruppo ‘Unità per la Costituzione’ corre per la prima volta in Molise con una sua lista di candidati; nella competizione elettorale è presente anche un’altra lista, che non ha alcuna denominazione, non ha inteso fare capo ad alcun Gruppo della magistratura associata, e soprattutto non ha espresso alcuna linea programmatica in particolare. Posso solo ipotizzare che le ragioni, sottese a quest’altra lista anonima, risiedano nella volontà di essere una sorta di ‘lista civica’, che però è caratterizzata da un’evidente totale assenza programmatica. Tale debolezza o, meglio, assenza programmatica risulta in maniera chiara dal fatto che la lista dei nostri “competitors”, non soltanto non ha un nome e un programma, ma avrebbe, come uno dei collanti del loro stare insieme -come peraltro mi è accaduto di sentire da diversi di loro in un recente passato- il conferimento degli incarichi di Capi degli Uffici giudiziari, con sede in Regione, soltanto ai magistrati nati in Molise ovvero stabilmente quivi residenti, rivendicando in tal modo non la scelta del dirigente soltanto secondo criteri oggettivamente meritocratici, quanto piuttosto sulla base di un criterio territoriale basato, per così dire, su una sorta di ius soli, che è pacificamente contra legem. L’illegittimità di detta rivendicazione risiederebbe proprio nel fatto che -sfido chiunque a smentire- la nomina dei direttivi è di competenza esclusiva del Consiglio 3 Superiore della Magistratura secondo quanto disposto dalla Costituzione e dalle relative leggi di attuazione. Inoltre, detta illegittima rivendicazione sarebbe espressione del più becero ‘correntismo’, perché contrasterebbe chiaramente con il nuovo ruolo che -come si è detto- dovrebbero assumere i diversi Gruppi della magistratura associata; infatti, essa poggerebbe sull’idea che i Gruppi possano e debbano essere ‘centri di potere’ che avrebbero come scopo quello di soddisfare ambizioni carrieristiche di colleghi più o meno interessati ad ‘occupare poltrone’ senza spostarsi dal proprio territorio. Ma a noi di “UNICOST” non interessa il soddisfacimento degli interessi personali di carriera di pochi, perché questa è una prospettiva di cortissimo respiro culturale; al contrario, nell’interesse del “servizio giustizia” in Molise, ci preme evidenziare la necessità di migliorare e supportare adeguatamente le condizioni di lavoro negli Uffici giudiziari e soprattutto quelle dei colleghi più giovani, i quali non ricoprono incarichi direttivi e sono quotidianamente chini sulle proprie scrivanie a smaltire ruoli gravosi di fascicoli ed a scrivere provvedimenti con professionalità, diligenza e puntualità. D’altronde, credo che non si possa essere contraddittori al punto tale da etichettare “UNICOST” come un “carrozzone clientelare”, ma poi fare del clientelismo la propria bandiera, solleticando -per così dire- “le pance” di quei pochi colleghi, che risiedono in Molise e potrebbero essere interessati a dirigere un ufficio nella propria Regione. Del resto, se dovessimo aderire allo slogan ‘Il Molise ai molisani’, dovremmo per assurdo ritenere ‘abusivi’ i numerosi valenti magistrati non molisani, che attualmente sono Capi degli Uffici giudiziari ubicati in Molise; mi riferisco ai colleghi che ricoprono l’incarico di Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Campobasso, di Presidente del Tribunale di Sorveglianza, di Presidente del Tribunale di Campobasso, di Procuratore della Repubblica presso i Tribunali di Isernia e Larino. Non solo, ma dovremmo ritenere ‘abusivi’ anche quei magistrati molisani che sino ad oggi sono stati Capi di Uffici giudiziari ubicati in altre Regioni italiane; ad esempio, mi consta che un collega, candidato nella lista avversaria, per un certo periodo è stato Presidente di un Tribunale piemontese. E allora i colleghi piemontesi cosa dovrebbero dire: il Piemonte ai Piemontesi? Ma il Gruppo ‘Unità per la Costituzione’, proprio in ossequio al pluralismo culturale che Le dicevo, ha chiaramente esternato la sua identità culturale, rigettando completamente ogni pratica ‘clientelare’ e ‘correntizia’; infatti ha redatto e diffuso da tempo il suo programma elettorale, nel quale sono esplicitati gli obiettivi ideali e concreti da raggiungere nel prossimo quadriennio. Ciò abbiamo fatto non per indossare una “casacca” o per rivendicare un ruolo di ‘centro di potere’ volto a soddisfare ‘pretese carrieristiche’ di questo o quel collega, bensì perche noi di UNICOST siamo certi che riaffermare la peculiarità del nostro patrimonio culturale non può che giovare al ‘servizio giustizia’ in Molise. Ricordo a me stesso che in Molise sino al 2017, in tutte le tornate elettorali per l’elezione della Giunta Esecutiva Sezionale dell’A.N.M., è stata presentata sempre una sola lista di 7 candidati per 7 posti disponibili; era una lista ingabbiata, perché non consentiva agli stessi elettori di scegliere i candidati, che ritenevano più capaci e meritevoli di ricoprire l’incarico in detta Giunta. Oggi, però, i colleghi molisani sono completamente liberi di scegliere chi li debba rappresentare nella Giunta; e sono certo che in coscienza faranno buon uso di tale libertà.