Chiusura Polfer di Campobasso, Ortis: “Un paradosso, mentre si investe in infrastrutture ferroviarie”

Il presidio di pubblica sicurezza nella stazione ferroviaria di Campobasso potrebbe venire meno.

È l’effetto della ‘Legge Madia’ del 2015, che ricade senza una logica sui territori.

Da noi in Molise si traduce in nove agenti, altamente specializzati nei controlli delle stazioni e dei convogli ferroviari, ricollocati dalla Polizia Ferroviaria ad altri uffici di Polizia del capoluogo.

Una scelta incomprensibile, che non si giustifica neanche con un risparmio in termini di spesa per lo Stato.

I locali del presidio Polfer, infatti, sono di proprietà di Ferrovie dello Stato e il personale svolge un’importante funzione nel contrasto alla criminalità: pensiamo ai numerosi arresti e ai sequestri di droga effettuati proprio dagli uomini della Polizia Ferroviaria.

Anche gli ultimi rapporti della Direzione Investigativa Antimafia pongono l’attenzione sul Molise, in quanto territorio interessato dalla presenza crescente delle diverse organizzazioni criminali e in quanto zona di transito per i traffici illeciti. Traffici che potrebbero beneficiare dell’assenza di controlli nella stazione di Campobasso.

Ma l’inopportunità della decisione sta anche nel fatto che va in controtendenza rispetto a quanto ottenuto in termini di investimenti con il ‘Patto per il Sud’ e con il ‘Recovery plan’.

Grazie al primo, infatti, si prevedono interventi di elettrificazione delle tratte che insistono sul territorio molisano e di rifacimento della stessa stazione ferroviaria di Campobasso.

Mentre tra gli interventi da finanziare con i fondi del Recovery si prevedono ‘specifici investimenti di upgrading, elettrificazione e resilienza al Sud’.

Uno di questi investimenti riguarda, appunto, la tratta ferroviaria Venafro-Campobasso-Termoli. A ciò si aggiunga che già nel passato recente era stato soppresso il presidio della Polfer di stanza a Isernia e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: per evitare il sicuro degrado dell’area, dove a breve sorgerà il nuovo parco urbano, la stazione viene chiusa al pubblico per la notte.

Depotenziando l’organico a disposizione della Polizia Ferroviaria dei nove uomini in servizio nel capoluogo, tra Termoli e Cassino si creerebbe una sorta di ‘zona franca’, senza alcun controllo.

Ciò andrebbe a danno della sicurezza dei viaggiatori, lasciati alla mercé dei malintenzionati. Ma anche dei beni pubblici: basti pensare al più che prevedibile aumento di atti vandalici nelle stazioni non vigilate e nei sottopassi.

Pensiamo ancora al pessimo segnale di abbandono delle aree interne, con oltre 100 km di tratta tra la costa e il primo presidio di Polfer, Cassino appunto, lasciati senza presidi di polizia.

Su questa materia, qualche consigliere regionale continua a presentare mozioni, salvo poi ritirarle e ripresentarle, in un gioco utile ad ottenere titoli di giornale. Di contro, sarà nostra premura inviare urgentemente una nota indirizzata al Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, affinché risolva questa situazione che ha dell’incredibile.

Vedremo di che pasta è fatto il nuovo Governo. Chiederemo chiarimenti sul paradosso che attanaglia il nostro trasporto ferroviario: si può investire in infrastrutture e rinunciare al contempo alla sicurezza e al presidio delle stesse?